Intervista a Insoo Kim Berg (Solution Focused Brief Therapy Center, Milwaukee, WI, Stati Uniti)

Un Modello d’eccellenza dell’Orientamento alla Soluzione, intervistata da Coert Visser (coert.visser@planet.nl)

Amsterdam, 12 maggio, 2004 – Probabilmente non c’è persona più importante di Insoo Kim Berg nell’invenzione e sviluppo della pratica incentrata sulla ricerca della soluzione . Questa fragile signora americana di origine coreana ha una reputazione enorme. E’ una delle più importanti ispiratrici di quasi tutti i consulenti indirizzati alla ricerca della soluzione che io conosca. Insieme al compagno Steve De Shazer, ha sviluppato la terapia breve volta alla ricerca della soluzione. Correntemente, viaggia spesso in tutto il mondo facendo consulenze e formando le persone.
Lo scorso anno, ha fatto un workshop nel nostro programma di formazione per consulenti e coach in Olanda. Nel 2004, l’ho incontrata in un hotel di Amsterdam e abbiamo avuto questa conversazione davanti ad un focolare.

Coert Visser: “Sei un’importante ispirazione per molti. Chi sono i tuoi ispiratori principali? ”
(ridendo)…Oh Dio, non so! Che domanda difficile…Per cominciare non hai una domanda facile?

Insoo Kim Berg: (Ridendo)…ok, scusa…Come ti pare questa? Quando hai cominciato ad inventare la terapia incentrata sulla ricerca della soluzione?
Negli anni Sessanta, stavo lavorando facendo terapia ed ero molto insoddisfatta dell’approccio terapeutico tradizionale. Mi resi conto :”questo non funziona”. Ciò era piuttosto straordinario! Devi sapere che io ho avevo avuto un’educazione da tipica ragazza asiatica: molto ubbidiente. Sono stata mandata a finire il liceo in Corea, il tipo di scuola che ti insegna ad essere una brava donna di casa. E la principale missione di mia madre era di accasarmi in una bella famiglia. Era piuttosto rivoluzionario che una ragazza come me potesse fare questo tipo di cosa… essere disubbidiente su come fare terapia.

Sapevo che dovevo essere disubbidiente mantenendo un “basso” profilo. Cominciai leggendo molto e incrociai un testo scritto da Jay Haley chiamato “Le tattiche potenti di Gesù Cristo”. Te lo immagini? Questo era uno shock! Ero scossa. Quello fu l’inizio. Che si potessero guardare le cose da quel punto di vista! Poi, lessi il suo libro “Terapia non comune” (in Italia edito da Astrolabio, n.d.r.). E nei primi anni Settanta cominciai a fare le cose diversamente. E veramente lessi parecchio. Tanto per dirne uno, un libro di Paul Watzlawick dell’MRI, il Mental Research Institute, a Palo Alto in California. Jay Haley, John Weakland e Paul Watzlawick lavoravano lì.

CV: “Loro facevano Terapia strategica breve, vero? Una specie di precursore della terapia volta alla ricerca della soluzione?”
Berg
: Giusto. Affermavano che la tentata soluzione era il problema. Ponevano la domanda “Cosa mantiene il problema?” Era un approccio molto interessante. Ed era un’importante passo avanti paragonato all’approccio, che era stato dominante sino ad allora che si soffermava sul problema. Dopo poco andai a studiare laggiù. John Weakland, che era sposato con una donna cinese, divenne per me una specie di mentore.

In quel periodo, incontrai anche Steve, che stava anch’esso lavorando in California. In quel periodo, stava sperimentando con un specchio attraverso cui si poteva vedere solo da un lato. Il terapeuta faceva la sessione, e dietro lo specchio, c’era un team che osservava la sessione. Verso la fine della sessione, il terapeuta andava a discutere la sessione col team dietro il pannello per poi tornare al cliente e finire la sessione. Io e Steve abbiamo passato parecchie ore dietro quello specchio. (ride)…E’ stato buffo, soleva dire:”Mi hai fatto un incantesimo!” Convinsi Steve a ritornare a Milwaukee e lì siamo andati a vivere insieme.

Lavoravo in uno studio di terapeuti, e ho lavorato bene. Ho lavorato sodo, e accettai casi a cui altri terapeuti preferivano rinunciare. Introducemmo il pannello. Feci la terapia e dietro il pannello c’era un team che osservava. Lo usavo per insegnare agli studenti circa la terapia. E loro lo adoravano. Finalmente avevano l’opportunità di osservare delle sessioni terapeutiche. Ma ai miei colleghi questo non piaceva affatto. Erano convinti che facevamo cose non etiche. Ci fu messa molta pressione addosso. Ad un certo punto, i miei colleghi iniziarono a guardare dall’altra parte quando li incrociavo. Adesso so che feci un errore a parlare troppo circa ciò che stavamo facendo. In quel modo attirammo troppa attenzione su di noi. Avremmo dovuto semplicemente continuare senza parlarne troppo. Decisi di andarmene per via di tutta questa pressione. E avviammo il nostro studio. Siccome non avevamo soldi, cominciammo nel nostro salone di casa.

Era una piccola casa. Facevamo la sessione nel salone e c’era una telecamera sugli scalini per
registrare la sessione. Te lo immagini? (ride) Il tavolo da pranzo era il nostro ufficio. Dopo un po’, risparmiammo del denaro e potemmo affittare un vero ufficio. A quel punto cominciammo a sviluppare la “SFBT, (Solution Focused Brief Therapy)”, la terapia breve orientata alla soluzione, sperimentando nuove cose e scoprendo cosa funzionava.

CV: “Quale era il tuo criterio? Come ti accorgevi quando qualcosa funzionava?
Berg: Oh, te ne accorgi facilmente. Quando qualcosa funzionava, i clienti cominciavano a sorridere, si riempivano di energia. Dicevano cose come:”Si!” o “Oh, non l’avevo mai vista a quella maniera!” o “Che idea!”.

E abbiamo scoperto che se qualcosa funziona con una persona, non è garantito che funzionerà anche con la prossima. Questo è il motivo per cui devi costantemente lavorare con quello che ti ritorna indietro di volta in volta come responso. Le risposte del cliente ti mostreranno se quello che hai detto ha funzionato.

CV: “E quanto importante è il comportamento non-verbale?”
Berg: E’ importante. Deve essere congruente col resto del comportamento e del contesto. Ma è importante non isolare l’attenzione sul comportamento non-verbale. La stragrande maggioranza delle persone dà grande enfasi al comportamento non-verbale. Ma se ti concentri troppo sul comportamento non-verbale questo può interferire con l’attenzione che devi avere verso il tuo cliente. In genere se ti concentri bene sul cliente, il tuo comportamento non-verbale sarà automaticamente congruente.

CV: “Il modo con cui applichi il metodo orientato alla ricerca della soluzione si sta evolvendo o rinnovando?
Berg: Lo spero bene…Ciò che cerco di raggiungere è semplificare maggiormente quello che sto facendo. Steve continuamente spiega l’importanza della semplicità riferendosi al rasoio di Occam (William di Occam, che visse intorno al 1300, dibatteva per la teoria più semplice che spiegasse i fatti; piuttosto inconsueto per i suoi tempi). Ho scoperto che usare scale di valori è un modo molto efficace di conseguire questa semplicità.
Comunque, sarebbe sbagliato pensare che siccome una cosa è semplice è anche facile da fare. Le persone confondono semplice con facile. Ci vuole enorme disciplina per essere semplici. Lavorare avendo in mente il raggiungimento della soluzione non è affatto facile, è difficile. Primo, c’è la parte tecnica. Questo, puoi impararlo. Poi c’è la parte dell’arte. La parte che è arte consiste nel sapere cosa fare e quando. Quella parte è più dura da imparare.

CV: “L’uso delle eccezioni è una parte interessante del metodo per la ricerca della soluzione. Ti sei mai trovata incapace ad aiutare il cliente nel trovare eccezioni rilevanti al problema?
Berg: Oh si. Succede abbastanza spesso. Per esempio, stavo parlando con questa signora che faceva parte di una Chiesa che le richiedeva di pregare tutto il tempo. Era convinta che uno spirito maligno le era entrato nel corpo. E quando diceva:”Qualche volta riesco ad alzarmi e cucinare” pensai: “ah, ecco lì un’eccezione!” Ma subito mi bloccava dicendo:”O no, ieri non ho potuto cucinare”. Poi diceva cose come :”A volte vado nei boschi”, oppure:”Mi sono iscritta al Club della salute”. E quando ho provato a parlare di queste eccezioni, non ne voleva parlare, continuava a bloccarmi. Quello che poi si dimostrò funzionare era dirle:”Devi aver sopravvalutato il potere dello Spirito Maligno”. Mi chiese il perché. Le spiegai: “Ha cercato di metterti il bastone tra le ruote per molti anni oramai senza peraltro riuscirci.” Questo la aiutò a vedere le cose da un’altra prospettiva. Dopo le suggerì un esercizio che consisteva nel lanciare una moneta ogni giorno. Se usciva un lato avrebbe dovuto ignorare completamente lo Spirito Maligno, non curante di ciò che dicesse. Se l’altro lato usciva doveva fare ciò che faceva normalmente. E nelle sessioni che seguirono non parlò mai più dello Spirito Maligno! Nella prima sessione che seguì, menzionò il fatto che si stava trasferendo in un altro appartamento. E in quella ancora seguente, che fu peraltro l’ultima, disse che aveva un ragazzo.

CV: “Caso interessante! Sono curioso di un altro tuo caso. L’altro anno accennasti al fatto che stavi per lavorare con i nativi americani?
Berg: Si, ancora lo faccio. Questi indiani vivono in un ambiente meraviglioso e questo è il motivo per cui molte persone vi si trasferiscono, principalmente professionisti. Gli indiani si trovano dinanzi a due culture. Da un lato, c’è la loro vecchia cultura, dall’altro lato c’è l’altra cultura con cui si devono confrontare. Inoltre ora gli indiani hanno più soldi. Hanno dei casinò e non devono pagare tasse sui loro introiti. Quindi hanno molto più denaro. Ma molti indiani si sentono prigionieri tra due mondi.
La ragione per cui faccio delle sessioni lì è che c’è molta violenza in questa comunità portata da un uso eccessivo di alcol. E veramente “speciale” per loro permettere a qualcuno come me di aiutarli. Ed è un esperienza molto interessante. Ho pensato che io e loro potessimo avere qualcosa in comune. Si suppone che gli indiani abbiano radici asiatiche, lo sapevi? Non importa.(ride). Per esempio, durante una sessione, improvvisamente escono e si immergono nel lago e parlano del lago. E io sto pensando :”Qual è il nesso?”(ride). Hanno molto da insegnarmi!

CV: “Pazienza?”
Berg
: Si, pazienza. Anche se non c’è un progresso registrabile, continuano a tornare alle mie sessioni. Ed un’altra cosa che sto imparando è che non gradiscono i complimenti diretti. Li fa sentire che ti metti al di sopra di loro. Ciò che sembra funzionare è quando dici :”Vorrei che facessi un po’ più di questo…”.

CV: “Cosa rende così interculturalmente applicabile il metodo indirizzato verso il conseguimento della soluzione?”
Berg
: Diamo valore a ciò che il cliente apporta alla situazione e ci lavoriamo. Ovviamente non puoi totalmente abbandonare le tue idee. E non è necessario. E come se avessi un piede nel mondo del cliente e l’altro nel tuo. E se un cliente dice qualcosa come “Il mio capo è un lunatico”, lavoro con questo, ma non devo essere d’accordo . Non mi interessa se il capo è lunatico o no. Non ho un opinione circa questo.

A volte quando le persone cominciano a notare come è efficace il metodo volto alla ricerca della soluzione nell’aiutare più rapidamente le persone rendendole meno dipendenti possono cominciare a preoccuparsi:”Non mi costerà dei soldi”?
Questo è un dilemma centrale, ed io non ho una soluzione. Abbiamo avuto questo problema noi stessi. Quando abbiamo vissuto sulla nostra pelle come i clienti venivano aiutati, abbiamo noi stessi avuto delle preoccupazioni finanziarie in proposito. E sai cosa? Non ha funzionato. Le terapie divennero ancora più brevi. Quindi, il problema è reale. Ma a lungo termine, più efficace sei, più la tua reputazione crescerà il che ti porterà al successo economico.
Inoltre, nonostante i potenziali inconvenienti economici, molte persone sono attratte ad usare il metodo per la ricerca della soluzione per lavorare, perché aiuta veramente i clienti con efficacia. Il rapporto costo/valore è eccellente. Per molti terapeuti con metodo che ricerca la soluzione è veramente soddisfacente notare che il tuo cliente è veramente aiutato. Le organizzazioni beneficerebbero veramente se più consulenti adottassero l’approccio incentrato sulla soluzione.

CV: “Tu stessa stai facendo consulenza ora?”
Berg
: Si, oggigiorno, non faccio molta terapia. Faccio molti corsi di formazione in tutto il mondo, e sto aiutando molte organizzazioni. Faccio molti training in “Solution Focused management”. Per esempio insegno ai quadri intermedi e ai “team leaders”. Li aiuto a gestire i loro membri del team col metodo della ricerca della soluzione. Qualche volta, quando recitiamo dei ruoli durante il training, questi ultimi rimangono scioccati(!). Per esempio, simuliamo la parte in cui un manager parla ad un impiegato che arriva tardi al lavoro. E, quindi, dico:”Devi avere una buona ragione per essere in ritardo. Come posso esserTi d’aiuto?” poi potrei aggiungere:”Quali sono alcune delle Tue idee su come risolvere questo problema?” Quindi, facendo questo sono comprensiva, d’aiuto ed allo stesso tempo rendo chiare le mie aspettative. E continuo a chiederlo:”Quali sono le Tue idee circa la risoluzione del problema?” E quei “middle managers” sono stupiti ed a volte dicono:”Se continui a ripeterlo, la persona si urterà!” Ma in genere l’impiegato non si urterà. Al contrario, la chiarezza nell’affermare le proprie aspettative di solito aiuta.

CV: “E quando si urtano?”
Berg
: A volte succede. Per esempio, potrebbero cominciare a lamentarsi. A quel punto gli mostro comprensione.

CV: “E poi?”
Berg
: E poi passo a:”E quali sono alcune delle tue idee su come risolvere questa situazione?”(ride)

CV: “(Ridendo) Sei tosta! Qualche volta le persone pensano che il metodo per la ricerca della soluzione sia “soft”. Tu che ne pensi?”
Berg
: Non lo è. Hai ragione: sono tosta. La gente potrebbe farsi l’opinione che è “delicato” verso gli altrui sentimenti perché il modo in cui formuli i tuoi interventi si ammorbidisce talmente tanto. E di grande comprensione e aiuto. Ma è anche molto orientato a conseguire l’obbiettivo prefissato. E non è delicato o debole.
Se lavori in una organizzazione, ci sarà una gerarchia. Questo è come funziona un’organizzazione. C’è il top management che prende le decisioni e dirige. E il “middle management” le implementa. E se un impiegato non ha questo ritorno, è un problema. Vedi, in quanto manager, ti aspetti da un impiegato una certa performance. Questo è il contratto che hai con Lui/Lei. Ma è di rado necessario essere autoritari. Consegui una conversazione di lunga più produttiva quando usi quelle tecniche orientate verso la soluzione che ho menzionato.

CV: “C’è altro che vuoi mettere in evidenza?”
Berg
: Ci sono anche delle notizie fantastiche a proposito delle scuole. Molti licei, scuole speciali per bambini con problemi nell’apprendimento e nel comportamento, affrontano problemi seri, come la violenza e l’uso della droga. C’è una scuola privata in cui sto lavorando, ad Austin in Texas, la Garza Independence High School, che fa le cose diversamente. Hanno 400 studenti. Non si sono mai fatti pubblicità. Tutti gli studenti sono andati a quella scuola volontariamente. Gli insegnanti si chiamano “facilitators”. Ed i bambini sono responsabili del loro apprendimento. Sono trattati come responsabili; vengono e vanno quando vogliono. E, ti puoi immaginare cosa succede, mostrano responsabilità. Questa scuola sta attirando su di sé attenzione a livello nazionale. Non ci sono metal detector o altre misure speciali di sicurezza, e la scuola è sicura. I risultati sono molto buoni.
In un’altra scuola per educazione speciale, con cui sto lavorando a Fort Lauderdale in Florida, gli insegnanti considerano le classi come unità. Lavorano tramite obbiettivi fissati settimanalmente ed usano scale di valori per conseguirli. L’insegnante potrebbe dire:”Il mio obbiettivo è che tu raggiunga 6 entro la fine della settimana”. Ogni volta che un insegnante si accorge del progresso lo nota e si congratula. Dopo cominciano gradualmente ad aiutare gli studenti a prefiggersi degli obbiettivi ed ad usare scale di valori essi stessi. Entro il venerdì, revisionano i risultati. In uno schema speciale lo studente valuta dove è attualmente nella scala. E l’insegnante fa lo stesso. Se l’obbiettivo era un 6 e l’insegnante lo valuta ad un 5, dirà qualcosa del tipo:”Okay, sei a 5, cosa pensi di fare?” Questo approccio raggiunge buoni risultati. Tanto per fare un esempio, le misure disciplinari sono scese. E gli insegnanti sono al settimo cielo. Dicono cose come:”Stiamo facendo la differenza nella vita degli studenti”. E quello è precisamente il motivo per cui la maggior parte di loro è divenuto insegnante in primo luogo. Quindi, cominciano ad usarlo sempre di più.

CV: “E contagioso!”
Berg
: Lo è! Quello che è tipico vedere è che una scuola comincia col counselor scolastico che inizia a
lavorare con il Metodo dell’orientamento alla soluzione. Poi cominciano a pensare:”Ehi, questo potrebbe anche funzionare per gli insegnanti!”.

Sono appena tornata da un Istituto in Olanda, come si chiamava?…Jeugdzorf Drenthe in Assen. Stanno facendo delle cose fantastiche. Il direttore, Peter, è formato col metodo dell’orientamento alla soluzione ed ora l’intero staff è anche esso formato. Non solo lo stanno applicando con i bambini ed i loro clienti, ma anche nella maniera con cui dirigono l’organizzazione. E stanno anche facendo delle cose fantastiche, molto innovative. E sono molto entusiasti.

Dobbiamo terminare l’intervista. Lasciamo il focolare ed Insoo mi accompagna alla porta e comincia a tremare ed a ridere:”Oh, fa freddo. Perché fa così freddo? Questa è una di quelle cose a cui il metodo che ricerca la soluzione non si applica!

Credit: Intervista raccolta da Coert Visser: Consulente, Coach e Trainer nel Metodo dell’Orientamento positivo alla Soluzione, che svolge la Sua attività in Olanda. Questo approccio è focalizzato nell’aiutare “semplicemente” individui, gruppi e organizzazioni nel fare progressi nella direzione dei loro obiettivi. Coert ha pubblicato alcuni libri in tema, oltre a molti articoli.