Orientamento alle Soluzioni: a volte un sigaro e’ solo un sigaro

Counseling orientato alla Soluzione

Associazione Italiana di Counseling, Congresso 2005
Roma, 24 giugno 2005

Presentazione di John Littrell, Docente e coordinatore del Corso di Counseling presso la Colorado University, Fort Collins, Colorado, Stati Uniti. Autore di “Counseling breve in azione”, edito anche in Italia.Counseling orientato alla Soluzione

C’è una risposta vecchia di 100 anni alla domanda “In che modo troviamo le soluzioni alle difficoltà che incontriamo nella vita?”
Un altrettanto vecchia risposta fu data da S. Freud quando affermò:
“A volte un sigaro è solo un sigaro, ma qualche volta significa qualcos’altro”.
Mentre Freud affermava che “Qualche volta un sigaro è solo un sigaro”, egli in effetti voleva enfatizzare la parte successiva “ma qualche volta è qualcos’altro”. Il mondo freudiano era fatto di simboli, forze profonde, complessi, ecc. Freud era convinto che dobbiamo “guardare dentro” alla persona ed esplorare in profondità il Passato della persona.
Nel mondo simbolico psicosessuale freudiano oggetti come sigari, tunnel, matite, treni sono simboli di altre realtà.
Ma una più attuale risposta alla domanda su “Come riusciamo a trovare le soluzioni alle difficoltà che incontriamo nella nostra vita” emerge quando diamo enfasi alla prima parte della risposta freudiana “qualche volta un sigaro è solo un sigaro”. Qui l’enfasi non è sul profondo, nell’esplorazione interiore del passato, ma piuttosto sulle interazioni osservabili delle persone. Qui noi siamo molto più orientati sulle interazioni della persona con gli altri.
I problemi sono “interazionali” in natura e le soluzioni possono essere trovate nel cambiare gli schemi delle azioni e delle interazioni. Le persone non sono cipolle da sbucciare per il Counselor. Piuttosto, noi come Counselor lavoriamo per aiutare i clienti a trovare nuove soluzioni (Counseling orientato alla Soluzione), cambiando vecchi schemi che non funzionano.
La parola giapponese “Kaizen” significa “piccolipassi per il miglioramento continuo” (Maurer, pag. 8). La parola è stata creata per spiegare il modo in cui il Dr. W. Edwards Deming lavorò con i Giapponesi dopo la seconda guerra mondiale nel mondo business per compiere tanti piccoli continui cambiamenti chealla fine portassero a grandi cambiamenti.
Deming era convinto che piccoli passi, piuttosto che grandi passi avrebbero dato come risultato icambiamenti più duraturi.
Perché piccoli cambiamenti? Uno dei problemi più frequenti nel facilitare il cambiamento delle persone, è che il cambiamento introduce timore, che più spesso chiamiamo ansia. La gente ha paura del cambiamento perché quest’ultimo porta loro ad affrontare l’ignoto. La sequenza d’azione nel Counseling spesso va in questo modo: più grande è il cambiamento previsto che il cliente affronta, più egli prova timore; più ha timore, meno il cliente è cooperativo e impegnato e meno il cliente ha l’abilità di pensare con chiarezza; meno il cliente è cooperativo e impegnato, meno il cliente ha l’opportunità di pensare con chiarezza e più i problemi rimarranno gli stessi. Aver previsto grandi e complessi cambiamenti promuove la paura; la paura lavora contro il cambiamento. Il nostro “cervello di mezzo”, anche conosciuto come “cervello mammifero”, è quella parte del cervello in cui risiedono le nostre emozioni e che “governa la risposta di lotta o fuga che ci permette di sopravvivere di fronte al pericolo” (Maurer, pagg. 22-23).
Oltre ad evitare grandi cambiamenti, sappiamo che la gente che vive nel 21° secolo è già piena d’impegni fino alla cima dei capelli e la maggior parte di loro crede di non aver neppure il tempo per cambiare.
Chiedere alla gente, le cui vite sono già “sovraccariche”, di fare di più è un buon modo per non ottenere il loro consenso.
Quello che io propongo perché i clienti trovino le soluzioni: far sì che i clienti muovano piccoli e semplici passi. Quando fanno ciò, ne consegue che:

i clienti possono evitare che la loro paura prenda il sopravvento, poiché non hanno il loro “cervello mammifero” impegnato;

i c. scoprono che possono realizzare step semplici, in vista del loro obiettivo;

i c. evitano di essere “sopraffatti” dall’avere “da fare una cosa in più” nella loro vita e

i c. possono sperimentare che il cambiamento può essere anche divertente, interessante ed emozionante.

Successivamente, vorrei sviluppare tre modalitàKaizen per far sì che il Counseling segua i principi Kaizen – piccoli step per il miglioramento continuo. Il primo passo Kaizen è determinare in quale fase del cambiamento la persona di fronte a noi è “bloccata” ed aiutarla a muoversi alla fase successiva. In quanto Counselor vogliamo vedere i nostri clienti in Azione. Ma, come chiariscono Prochaska, Norcross e Di Clemente (1994), la maggior parte delle persone non sono pronte all’Azione.
Questi autori hanno affermato che le persone nella relazione d’aiuto progrediscono attraverso diversi stadi del cambiamento ed il nostro lavoro come Counselor è di facilitare loro il passaggio allo stadio successivo – non di spingerli più di uno stadio alla volta, oltre quello in cui si trovano al momento o di saltare addirittura quelli intermedi. I sei stadi sono:

  • Pre-contemplazione: è lo stadio in cui il cliente non intende ancora agire nel futuro prossimo, di solito considerato“nei prossimi sei mesi.
  • Contemplazione: è lo stadio in cui le persone intendono cambiare nei prossimi sei mesi.
  • Preparazione: è lo stadio in cui le persone intendono passare all’azione nel futuro immediato, generalmente considerato nel mese prossimo.
  • Azione: è questo lo stadio in cui le persone hanno concluso evidenti modifiche nel loro stile di vita all’interno dei sei mesi trascorsi.
  • Mantenimento: è lo stadio in cui le persone vigilano sulle ricadute, ma non applicano i processi di cambiamento così frequentemente come i clienti durante la fase di Azione.
  • Conclusione: è lo stadio in cui le persone hanno raggiunto il cambiamento desiderato e questo non le preoccupa più.

Nel primo passo Kaizen, il Counselor definisce lo stadio attuale del cliente e facilita il suo passaggio al successivo. Per esempio, se il cliente è nello stadio di Pre-contemplazione, il Counselor può guardare con lui ai pro e contro del cambiamento – affermando chiaramente che la persona non deve compiere il cambiamento, ma solo esplorare i pro e i contro. Creare una lista di entrambi, tanto i primi quanto i secondi, aiuterà i clienti a muoversi allo stadio di Contemplazione. Uno stadio alla volta, in sequenza successiva, secondo l’approccio Kaizen.

Il secondo passo Kaizen è facilitare la persona a compiere un piccolo passo in direzione del suo obiettivo. Questa seconda modalità è illustrata da una “triste” barzelletta in lingua inglese che suona (in Italiano) all’incirca così: “Come mangeresti un elefante? – Risposta: un morso alla volta”.

La barzelletta contiene una lezione: quando incontro un compito enorme, allora convengono passi molto, molto piccoli. Robert Maurer (2004), nel suo libro, “Un piccolo passo può cambiare la Tua vita: il Metodo Kaizen”, offre un esempio di come aiutare il cliente ad incominciare un programma di esercizi. Il primo piccolo step consisteva per il cliente nello stare – sì solo stare – sul “tapis roulant” domestico (l’attrezzo automatico per tenersi in allenamento a casa, n.d.T.) ogni mattina. Maurer testimonia di come questo abbiafunzionato con una donna:
per il primo mese, la cliente stette sul “tapis roulant”, leggendo il suo giornale e sorseggiando il caffè.
Il mese successivo, dopo aver finito il caffè, la donna si fece un minuto di esercizio sul tapis r., incrementando di un minuto a settimana. Durante questi primi mesi, le sue brevi azioni avrebbe impressionato la maggior parte delle persone come “ridicole”. Ma non lo erano, in verità.
La donna stava sviluppando una tolleranza all’esercizio. Presto le sue “ridicole” brevi azioni crebbero
Nella consolidata abitudine a correre 1,5 Km. al giorno (Maurer, pagg. 100-101).

Nella mia personale esperienza professionale, una volta ho lavorato con una cliente che presentava problemi di procrastinazione. Era una donna che voleva pulire la sua casa, in modo da trasferirsi. Mentre lavoravo con questa cliente, c’erano molti altri problemi a cui “alludeva” – lasciare un appartamento in cui aveva abitato per trent’anni; aver a che fare con il marito disabile che non si voleva trasferire e “fare i conti” con il significato latente e la perdita. In ogni caso la donna riconobbe la relazione con questi altri problemi, che, se pur importanti, erano questioni che avrebbe potuto affrontare. Ora, si sentiva sopraffatta dall’”enorme” compito di pulire casa.
In coerenza con l’approccio Kaizen della modalità dei “piccoli passi”, stabilimmo insieme l’obiettivo di riempire due scatole per carte da gioco(!) con oggetti da dare via o buttare via, entro il venerdì della settimana successiva. Parafrasando la barzelletta dell’elefante: “Come puliresti una casa? Riempiendo una piccola scatola alla volta”.
La terza modalitàKaizen è di far fare al cliente una piccola cosa in modo differente.
Bill O’Hanlon ha proposto questa terza via nel suo libro “Do one thing different” (“Fai una cosa in modo differente”). Ho lavorato con una donna che mi parlava di aver paura del suo capo.
Questa cliente mi disse: “Quando parlo con lui, mi spavento e mi raggelo, sembro un idiota”. Aveva poi esplicitato il suo problema come “avere paura delle figure che rappresentano l’autorità”.
Ora, non sono di quelli che pensano che il “modello medico” si adatti a molti dei problemi umani che noi counselor trattiamo, ma sono d’accordo con Maurer quando afferma, “All’interno del modello medico, la soluzione ideale è sempre il più limitato trattamento effettivo, quello che lavora senza porre nessun rischio non necessario. Ho pensato, chiamando il problema del caso in questione, “paura delle figure autoritarie”, lo si fa diventare un problema molto grande, complesso, astratto e difficile. Ma, mi sono detto, perché non farlo diventare un “problema semplice”? Forse potrebbe essere un problema di Rapport.

Le chiesi: “Di che colore sono gli occhi del suo capo?”
Mi rispose: “Non lo so”.
Allora le dissi: “Il compito che le affido è scoprire il colore degli occhi del suo capo”.
Una settimana più tardi mi disse: “I suoi occhi sono azzurri. E, a proposito, non è poi una così cattiva persona. Posso riuscire a cavarmela con lui, ora”.

Che cosa era successo? Sospetto che il mio compito aveva implicato l’aver compiuto “una piccola cosa in modo differente”: dall’avere cambiato il focus della sua attenzione dall’immagine interna del suo boss come una persona cattiva e insensibile, a focalizzare la sua attenzione all’esterno, all’uomo di fronte a sé, e lei aveva permesso a sé stessa di guardare il proprio capo come una persona, non in quanto oggetto interiorizzato di cui aver paura. Il mio obiettivo è stato: rompere grandi e complessiproblemi in piccoli problemi. Poi, risolvere i piccoli problemi attraverso piccoli passi.
Abbiamo impiegato circa cento anni per apprezzare che nel trovare soluzioni c’è molta saggezza nella prima parte della citazione freudiana, “Qualche volta un sigaro è solo un sigaro” – abbiamo bisogno di impiegare molto più tempo con gli schemi di comportamento osservabili delle persone. In ogni caso, se conduciamo i clienti a fare passi troppo grandi, essi s’impauriranno. Kaizen –il miglioramento continuo attraverso i piccoli passi – è una potente strategia per aiutare le persone ad evitare le paure quando sono di fronte ad un cambiamento.
Questo approccio è consapevole che la vita è vissuta in un flusso di piccoli continui cambiamenti e queste piccole variazioni hanno un profondo effetto cumulativo.
All’opposto della metafora dello sbucciare la cipolla, io paragono la strategia dei piccoli passi all’effetto dell’acqua sulla pietra. I piccoli passi sono come le gocce d’acqua che, con il passare del tempo, scaveranno nuovi canali nelle pietre dure degli schemi dell’auto-sconfitta. I nuovi canali permettono alle persone di muoversi più liberamente attraverso la vita. Allora nel Vostro lavoro di Counselor, pensate per piccoli passi.

Counseling orientato alla Soluzione
Riferimenti bibliografici:

  • Littrell, J.M. (1998). “Counseling breve in azione”. Ed. italiana.
  • Maurer, R. (2004). “One small step can change your life: the Kaizen way”. N.Y. – Workman Publishing
  • O’Hanlon, B. (1999). “Do one thing different: and other uncommonly sensibile solutions to life’s persistent problems”. N.Y. – William Morrow
  • Prochaska, J.O., Norcross, J.C., DiClemente, C.C. (1994). “Changing for good: the revolutionary program that explains the six stages of change and teaches you how to free yourself from bad habits”. N.Y. – William Morrow

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